La responsabilità della filantropia

L'intervista al Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, alla guida della Fondazione Terzo Pilastro - Italia e Mediterraneo

La responsabilità della filantropia

Abbiamo incontrato a Roma il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, professore universitario, avvocato cassazionista, economista, banchiere, esperto in materia finanziaria, tributaria ed assicurativa, saggista, poeta, alla guida della Fondazione Roma e della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, con cui abbiamo discusso di filantropia e realizzato questa intervista che evidenzia il tema della responsabilità della filantropia in un contesto, come quello attuale, di particolare contrazione delle risorse pubbliche.

 

Qual è l’origine della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo?

Il “Terzo Pilastro” è il terzo settore, perché nel nostro mondo, in Italia, lo Stato non c’è più. Il sistema di welfare che abbiamo edificato nell’immediato dopoguerra era un sistema improntato ai valori della solidarietà e dell’aiuto ai meno fortunati, rispecchiando quelle caratteristiche che fanno parte del nostro DNA religioso, spirituale, occidentale, mediterraneo. Oggi questo sistema è sparito a causa della crisi che oramai dal 1970 si trascina nel nostro paese senza speranza di soluzione nonostante le formule sempre più esoteriche che i vari partiti politici formulano e che sono sempre più improntate a tecnicismi o a caratterizzazioni linguistiche di altri paesi, non applicabili all’Italia.

I privati economici, parimenti, non ci sono più, le grandi imprese sono trasmigrate, le medie e piccole imprese sono oppresse dalla burocrazia e dalla tassazione irresponsabile, che oramai preleva più della metà dei proventi, mentre nel mondo delle professioni il prelievo arriva anche a 2/3. Quindi l’unica risposta ai problemi di un welfare in ritirata li può dare soltanto quel mondo del non profit al quale ho l’orgoglio di dire che appartengo, e che – appunto – in un mio libro del 2008 ho definito il “Terzo Pilastro”. Avendo avuto una vita di risultati professionali più che soddisfacenti, avendo raggiunto gli obiettivi che mi ero prefisso da quando ero ragazzo, ho ritenuto, quando ho raggiunto un’età sufficientemente avanzata, di dedicarmi ad aiutare gli altri per restituire il molto che la vita mi aveva dato. L’ho fatto attraverso questo strumento, la Fondazione, che ha interpretato in modo puntuale e corretto la legge Amato.

Fondazione Roma ha due gambe, una è la Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo e l’altra è la Fondazione Sanità e Ricerca. A livello di governance le Fondazioni sono separate, Fondazione Roma fornisce le linee guida e gli indirizzi operativi sulle vie da percorrere ed i mezzi per farlo, ma le due Fondazioni, Terzo Pilastro e Sanità e Ricerca, sono strumentali e operano in assoluta indipendenza. Sulla base dell’esperienza della Fondazione Roma, che opera meravigliosamente nel territorio laziale, a Roma, in provincia di Latina e Frosinone, la Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo si è espansa in Campania, Calabria, Sicilia e poi nel Nord Africa, in Spagna, a Malta e in prospettiva anche in Medio Oriente dove stiamo mettendo già le prime basi.

Nel 2016 Fondazione Terzo Pilastro ha effettuato erogazioni pari a 3 milioni e 330mila euro, che diventano 3 milioni 964mila euro se consideriamo anche l’arte e la cultura, e per il 2017 l’ammontare di queste erogazioni è salito a quota 4 milioni e 200mila euro.

 

Ci parli della Fondazione Roma.

La Fondazione Roma trae origine da una storia antichissima, perché nel 1500 circa per volontà di un Papa, Paolo III Farnese, nacque il vecchio Monte di Pietà che era finalizzato in qualche modo impedire la diffusione dell’usura e aiutare i meno fortunati a sopravvivere. Nel 1836 nacque la Cassa di Risparmio con finalità filantropiche umanitarie unite a quelle dello sviluppo economico del territorio. La Fondazione Roma nasce per volontà del legislatore Amato, separando l’attività bancaria da quella filantropica. Praticamente la Cassa di Risparmio svolgeva una attività economica i cui proventi dovevano essere, una volta pagate le imposte, fatti gli accantonamenti e coperti i costi di gestione, destinati ad aiutare la povera gente, ovvero l’attività a favore del prossimo. Noi abbiamo ereditato questa parte filantropica e l’abbiamo massimizzata per mio volere nei settori in cui lo Stato si è ritirato: la salute, la ricerca scientifica, l’aiuto ai meno fortunati, la cultura e l’istruzione. Questi sono i campi nei quali noi siamo presenti con iniziative proprie.

Nel campo della salute abbiamo scelto i settori dove lo Stato è meno sensibile, come i malati terminali, e abbiamo creato un luogo felice dove possono essere accolti negli ultimi 60 giorni di vita. Poi abbiamo creato un villaggio per i malati di Alzheimer, dove ospiteremo 100 pazienti -che io chiamo visitatori- gratuitamente, proponendo anche attività ludiche e ricreative. Il malato di Alzheimer, come viene definito, è un uomo che ha perduto memoria del presente e mantiene forte quella del passato, quindi abbiamo ricostruito l’habitat nel quale viveva per non fargli perdere contatto con il mondo cui si sente ancora legato. Inoltre, la Fondazione Roma ha contribuito all’acquisto a favore del Centro di Analisi del Movimento e Robotica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Santa Marinella di vari robot per la riabilitazione: dopo il progetto Lokomat del 2014 -un esoscheletro di ultima generazione che ha consentito finora a più di cento bambini con disabilità motorie di tornare a camminare- gli interventi si sono concentrati sui macchinari denominati “Arm e Hand” (cioè braccio e mano), e “Wrist” (polso), grazie ai quali i bambini con disabilità motorie (genetiche o dovute a traumi) possono tornare ad afferrare e a manipolare gli oggetti. Infine, è stata la volta del sistema di riabilitazione robotica denominato “Hirob”, focalizzato sulla corretta postura, in particolare sul controllo assiale del capo, del tronco e del bacino.

Infine siamo presenti in maniera rilevante nella sanità pubblica.

In campo artistico, il Museo permanente della Fondazione, sito in via del Corso a Palazzo Sciarra, è un unicum a Roma: esso infatti ospita più di 300 opere d’arte che vanno dal Quattrocento ad oggi, di maestri che sono nati nell’epoca lontana, nel Rinascimento, le cui opere sono visibili accanto a quelle di talentuosi giovani artisti contemporanei. La Collezione Permanente della Fondazione Roma, che è stata recentemente dotata di un sistema didattico multimediale e interattivo all’avanguardia, per implementare la fruizione e la conoscenza delle opere, annovera anche una raccolta di medaglie papali di valore eccezionale.

 

La Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo promuove sanità, ricerca scientifica, assistenza alle categorie deboli, istruzione e formazione, arte e cultura nelle aree del Mezzogiorno italiano e del Mediterraneo, annoverando importanti progetti in Albania, Algeria, Marocco, Siria, Tunisia, e non solo. Come è nato l’interesse verso questa area geografica? Quali sono stati i risultati di maggior valore conseguiti a oggi dalla Fondazione?

L’interesse per il Mediterraneo nasce perché sono un mediterraneo: sono nato nel Sud, mi considero un mediterraneo, amo il Mediterraneo. Sono convinto che il Mediterraneo sia il cuore del mondo, quello da cui tutto è cominciato, dalle religioni, alla filosofia, al diritto, all’arte, alla cultura, alla visione. E’ nato tutto nel Mediterraneo, che potrà tornare ad essere un motore trainante; non credo molto ad un Occidente in decadenza, credo nella grande potenzialità del Mediterraneo. Anni fa ho organizzato un convegno dal titolo “Mediterraneo porta d’Oriente”, perché tutti parlano di Marco Polo ma nessuno sa che noi mediterranei andavamo nei paesi lontani molto prima di lui. Noi mediterranei siamo anche frutto della commistione delle razze, perché i vichinghi che erano un popolo di avventurieri e di pirati arrivarono in Sicilia e Ruggero II divenne il più grande re che abbia mai avuto la Sicilia. E dopo di lui, Federico II normanno e svevo, mentre prima di lui ci sono stati i Fenici, i Greci, i Romani, i Bizantini, gli Arabi, i Normanni appunto, e poi ancora i Francesi, gli Spagnoli e – dopo il 1860 – gli Italiani. I risultati conseguiti dalla Fondazione Terzo Pilastro nell’area mediterranea sono importanti e tangibili.

Nel campo della ricerca scientifica applicata alla salute, è stato fatto un passo importante, sostenendo la BioGeM ad Ariano Irpino, nata per volontà dell’ex Ministro della ricerca scientifica Ortensio Zecchino, dove si studia la patologia sulla base di quello che è il proprio DNA, e lì stiamo dando un contributo significativo nel campo della strutturazione scientifica con macchinari e impianti evoluti. A Malta è attualmente in fase di costituzione una Fondazione per la ricerca sul cancro.

Nel campo dell’istruzione abbiamo 3 Master ed un corso di laurea finalizzati a dare risposte alle speranze dei giovani che non hanno un futuro. Uno di questi Master accompagna i giovani a diventare specialisti dell’attività gestionale degli spazi espositivi museali, un altro insegna le lingue del domani: l’arabo e il cinese; il corso di laurea denominato Progetto Mediterraneo a Villa Blanc della LUISS fornisce competenze altamente specialistiche agli studenti provenienti dall’area mediterranea affinché possano diventare la classe dirigente del futuro nei loro Paesi; infine -alla Link Campus University- un Master accoglie studenti russi e consente a studenti italiani di recarsi a studiare in Russia.

Nel campo artistico ho creato a Palazzo Cipolla, che è stato sede in passato di una banca, uno spazio espositivo di eccellenza, dove sono state realizzate 56 mostre temporanee, sulla base del principio universale che è quello di dare spazio all’arte italiana e alla sua influenza nel mondo e dal mondo, ovvero che cosa ha espresso questa città meravigliosa dal Quattrocento in poi durante il periodo papale, chiamando alla sua corte i più grandi artisti dell’universo dell’epoca, e poi quali influenze ha recepito dal mondo esterno. Ho portato ad esempio l’India, la Cina, il Giappone, un mondo che era poco noto, ho portato l’America, l’Inghilterra, la Francia, la Spagna. Questa visione mi deriva dall’aver aver girato il mondo, tutto, senza esclusione di un’area: esperienza che auguro a tutti i giovani di poter fare.

Tra i progetti più belli realizzati nel Mediterraneo, la compartecipazione alla ricostruzione della Cattedrale di Agostino d’Ippona ad Algeri, il festival di El Jem in Tunisia, il progetto educativo per la realizzazione di strutture ed attività sportive in Siria per i rifugiati iracheni di Jaramana, a Malta – come già detto – un progetto molto importante per la ricerca sul cancro, la dotazione di macchinari di alta tecnologia a due ospedali di Damasco, un progetto di integrazione linguistica tra studenti palestinesi ed israeliani nelle scuole di Gerusalemme, e poi il grande Convegno internazionale che abbiamo organizzato a Valencia – e che intendiamo replicare – per parlare del ruolo delle donne durante la primavera araba. Perché la primavera araba è nata per virtù delle donne che – vale la pena ricordarlo – sono state successivamente uccise o segregate o comunque radiate dalla società della nuova epoca. Infine le mostre: dopo le molte esposizioni realizzate a Palermo, a Catania a Napoli e a Pompei negli anni scorsi (da quella di Pietro Ruffo a “Stupor Mundi” dedicata a Fedrico II, dalla personale di Kokocinski a quella dedicata a Ugo Nespolo, fino a Mitoraj a Pompei e Pablo Echaurren a Catania) faremo a Madrid un’importante mostra sul Surrealismo, due grandi esposizioni di arte contemporanea a Palermo (quella della scultrice Alba Gonzales e la collettiva internazionale dal titolo “Foresta Urbana”), e infine organizzeremo la Multaqa “Mediterraneo di civiltà e di pace” ad Agrigento, con i rappresentanti delle tre principali religioni monoteiste e autorevoli relatori da tutto il mondo.

 

Quali priorità vi attendono in futuro?

Il futuro di questo Paese lo vedo sempre più confuso e io so soltanto che, per quanto mi riguarda, finché potrò continuerò a dare le risposte ai bisogni della gente che continueranno ad aumentare, perché i malati in questo paese non hanno rifugio, non hanno risposte, perché la povera gente di qualunque colore e etnia non ha risposte, mentre la cultura e l’istruzione soffrono la letargia dello Stato. Soprattutto per i giovani prospetto un futuro in altre terre lontane, scelta di sicuro successo come è stato per me, che ho avuto la fortuna di poter andare negli Stati Uniti negli anni ’60 a studiare ad Harvard, da cui è cominciato il mio percorso lavorativo, perché il mondo bisogna conoscerlo e vederlo e non leggerlo sui giornali.

 

La Fondazione Terzo Pilastro ha attivato uno Sportello della solidarietà per rispondere alle esigenze sociali del territorio, supportando in particolare progetti di assistenza socio sanitaria ai malati e alle loro famiglie, l’avvio al lavoro di giovani, immigrati e disabili, progetti finalizzati alla riscoperta e valorizzazione delle arti e dei mestieri. Quante richieste ricevete all’anno e quali sono i criteri principali di selezione?

Nel campo dell’aiuto ai meno fortunati lo Sportello della solidarietà opera con erogazioni, bandi di concorso e risposte a coloro i quali chiedono erogazioni fino a 50mila euro. Supportiamo in media 220 – 230 richieste all’anno selezionate su migliaia di richieste che riceviamo.

Per quanto riguarda i criteri di selezione, privilegiamo ovviamente le aree di maggiore bisogno, poi verifichiamo che rendiconti gestionali e finanziari delle organizzazioni siano di buon livello, che non presentino disavanzi. Verifichiamo che le richieste abbiano finalità compatibili con quelle che noi predichiamo, ed operiamo prioritariamente a favore di coloro che sono meno fortunati e cioè i malati, i bisognosi, coloro i quali non hanno un tetto, le famiglie in difficoltà.

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