I Motori del Mese: l’incontro con la Avina Foundation

Costruire alleanze d'impatto per creare cambiamento sistemico attraverso innovazioni accessibili e modelli sostenibili. L'intervista a Gabriel Baracatt & Fernando Rueda Koster presso la sede di Fondazione Lang Italia

I Motori del Mese: l’incontro con la Avina Foundation

Fundación Avina è una fondazione latino-americana, nata nel 1994, che incuba e supporta processi innovativi tesi a costruire collaborazioni con attori in settori diversi, unendo nuove tecnologie, social innovation e modelli di business sperimentali per produrre impatto duraturo e su larga scala. 

Avina opera attraverso l’innovazione partendo da un principio chiave: nessuno può creare cambiamento sociale da solo. Presente in 21 Paesi e con più di 5.000 partner nel settore sociale, privato, pubblico e dell’educazione, Avina ha mobilitato oltre $1 miliardo tra fondi propri e risorse a leva per promuovere il cambiamento sistemico. 

Abbiamo discusso il modello e i risultati della Fondazione con Gabriel Baracatt, CEO di Avina Foundation & Fernando Rueda Koster, responsabile delle European Strategic Partnerships, evidenziando come una Theory of Change possa costituire la base per alleanze inter-settoriali ad alto impatto. 

Alla Fundación Avina basate il vostro lavoro sulla costituzione di partnership con i governi, le comunità e con attori corporate per creare sinergie. Qual è il ruolo di una Theory of Change quando si lavora con così tanti player differenti?

Noi partiamo da un’assunzione: nessuno sa cosa sia il cambiamento, non c’è una teoria generale della realtà. Il cambiamento risiede negli attori coinvolti e nella nostra abilità di creare le giuste condizioni affinché questi attori uniscano le proprie risorse.

La Theory of Change è uno strumento che permette l’avvio e il corretto funzionamento di un processo collaborativo, non solo perché definisce il modello necessario per raggiungere un certo impatto, ma perché chiarisce le aspettative, i ruoli, e gli obiettivi di tutti gli stakeholder coinvolti. Quanto queste componenti sono allineate è relativamente facile lavorare insieme.
Una theory of change può rappresentare il motore per la collaborazione e peraggregare risorse multi-stakeholder verso un obiettivo comune. 

In questi anni, l’Avina Foundation ha raggiunto risultati impressionanti. 12 milioni di messicani emigrati negli Stati Uniti hanno visto espandere i loro diritti di voto, 3 milioni di latino-americani hanno avuto accesso ad acqua potabile attraverso la democratizzazione della governance delle risorse idriche e lo sviluppo di alleanze pubblico-private… Qual è il vostro modello per misurare il vostro impatto sociale?

Per noi l’impatto è la condizione chiave, di conseguenza un buon sistema di monitoraggio è fondamentale. Ci avvaliamo di un sistema proprietario dedicato e procediamo sempre con dati controfattuali corroborati internamente, con i nostrialleati, e con i beneficiari finali che, in fin dei conti, sono i veri validatori delle evidenze di impatto.

Inoltre, di solito cross-compariamo queste informazioni con dati esterni e di Paese. Questo è il nostro approccio per quanto riguarda la misurazione quantitativa. Poi, a seconda del progetto, procediamo con integrazioni più qualitative ma senza dati numerici chiari sarebbe molto complicato tracciare – e valutare – la differenza che auspichiamo di fare.

La Avina Foundation opera anche attraverso l’impact investing. Come integrate questa strategia nel vostro lavoro?

L’impact investing è qualcosa che stiamo vivendo come un altro strumento per il cambiamento sociale: abbiamo alte aspettative per questo settore e crediamo potrà produrre risultati impressionanti, come la microfinanza ha dimostrato per anni.

Lanciare nuovi modelli di business in grado di creare crescita sostenibile è parte dei nostri obiettivi – per questo abbiamo creato Ikatu Ventures, un’organizzazione che opera come alleata per le imprese attive per la preservazione dell’ambiente, l’inclusione sociale, le energie rinnovabili … Ikatu affianca le PMI con un alto impatto potenziale per aiutarle a diventare investibili e attrarre capitali esterni.

Potete darci un esempio di come riuscite a unire leader non profit e attori corporate per conseguire interessi comuni?

Un esempio recente: in Cile assistevamo a una terribile opposizione tra le compagnie elettriche e le organizzazioni civiche locali per la costruzione di una diga in Patagonia. Abbiamo lavorato fianco a fianco con imprese energetiche, università, gruppi di interesse locali, e con il Governo producendo uno studio che dimostrava come la diga non fosse in realtà fattibile senza un cambio sistemico nella matrice energetica del Paese.

E questo ha portato a un altro fondamentale risultato, i.e. il lancio delle nuove Politiche Energetiche Nazionali 2030. Qualcosa che, in fin dei conti, era necessario per il bene delle comunità locali, dell’ambiente, e delle stesse imprese.

È proprio questo il punto: il nostro scopo è essere facilitatori e creatori delle condizioni capaci di riunire attori differenti con valori condivisi e un obiettivo comune. A volte l’essenza del cambiamento sistemico sta nell’andare oltre l’orizzonte immediato per definire un terreno con benefici a lungo termine per diversi stakeholder.

Nella foto: Gabriel Baracatt, Chiara Lévêque, Lucia Martina, Fernando Rueda

Per ulteriori informazioni http://www.avina.net/

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