FEMI Foundation: dai Paesi Bassi la testimonianza di una Fondazione di famiglia impegnata per il bene comune
Abbiamo incontrato a Baarn (Paesi Bassi) Liesbeth Nagelkerke-Mulder, Direttrice della FEMI Foundation, realtà filantropica di famiglia, che dal 1995 lavora in prima persona per garantire una filantropia efficace nei Paesi dove ha deciso di operare
26 Febbraio 2018
FEMI (Foundation to Earth, Mankind through Inspiration and Initiative) è stata fondata il 28 dicembre 1995. Potrebbe illustrarci l’evoluzione e le sfide affrontate nel percorso che ha portato la Fondazione dall’essere il disegno di una famiglia filantropica, a diventare un’organizzazione strategica e professionale?
I fondatori di FEMI, Ruud e Annelies Bakhuizen, hanno iniziato ad erogare direttamente fondi alle ONG circa 30 anni fa e hanno riscontrato con il tempo che le grandi organizzazioni con le quali avevano deciso di lavorare, non erano abbastanza aperte a confrontarsi sulle modalità di lavoro da un punto di vista imprenditoriale. Ruud e Annelies erano in cerca di un dialogo aperto con le organizzazioni beneficiarie, di modo che al di là delle donazioni, vi fosse anche uno scambio di competenze reciproco. Tutto ciò faticava a concretizzarsi perché la loro visione non sempre era in linea con il percorso definito dall’organizzazione per raggiungere determinati obiettivi. Vi era in generale poca flessibilità.
A quel tempo, Ruth e Annelies erano tra i primi imprenditori filantropi nei Paesi Bassi, e il loro modo di elargire fondi e condividere le conoscenze era innovativo.
Dopo vari anni di tentativi non pienamente soddisfacenti, i coniugi Bakhuizen decisero così di dare vita alla loro fondazione: FEMI Foundation.
Sono stati necessari diversi anni per instaurare relazioni significative con ONG locali in 7 diversi paesi nel mondo.
Negli anni, molti volontari si sono uniti alla fondazione, per rafforzare le attività. Ruud e Annelies hanno deciso che era tempo di professionalizzare l’organizzazione, così da assicurare la continuità della loro eredità conoscitiva. Hanno assunto un direttore e l’organizzazione si è strutturata, con l’obbligo di non perdere due elementi chiave: la flessibilità e l’imprenditorialità. Permane oggi ad esempio l’idea di iniziare in modo semplice, per poi assicurare ogni possibilità alle persone di svilupparsi autonomamente.
Qual è l’approccio della fondazione alla valutazione d’impatto sociale?
Il nostro approccio è di lavorare in modo olistico nei confronti dei villaggi, dei loro abitanti e delle loro iniziative personali. Perciò, ogni villaggio e ogni partner utilizza il proprio approccio alla valutazione dell’impatto sociale, che solitamente intreccia diverse attività: dall’educazione, alla salute, alla generazione di un impatto sulle infrastrutture ecc.
Questo è il motivo per il quale la valutazione d’impatto per noi è molto complessa, ed è prevalentemente eseguita tramite la visita annuale ai progetti e l’analisi dei report sullo stato di avanzamento delle attività.
Al momento, stiamo lavorando ad una nuova policy per il Monitoraggio & Valutazione, con la collaborazione di Sara Kinsbergen, una professionista del settore nei Paesi Bassi e contiamo di svolgere una ricerca con Effective Giving riguardante l’impatto effettivo dei nostri progetti.
Oltre alle erogazioni, intervenite anche mediante prestiti e equity tramite il vostro fondo Zero-Kap. Quali sono i principali benefici dell’andare oltre alle tradizionali donazioni?
Concediamo soft loans tramite Zero-Kap e attraverso il ramo Social Investment del business di famiglia (Hooge Raedt Social Venture). Interveniamo in equity con l’obiettivo dell’impatto sociale e dell’indipendenza. Supportando attività olistiche nei villaggi rurali, abbiamo l’obiettivo di raggiungere un livello più elevato di benessere. Fattori particolarmente importanti in quest’attività sono l’aumento delle entrate e la stimolazione dell’economia locale. Per farlo, lo strumento più adeguato sono i prestiti, e in un secondo momento, anche l’equity piuttosto che le erogazioni o i prestiti soft. Così facendo, siamo in grado di combinare i migliori mezzi, nei momenti giusti, creando il maggior impatto possibile, con risultati duraturi.
Quali programmi avete per il futuro e quali sfide vi aspettano?
Nel futuro, abbiamo in programma di migliorare il nostro meccanismo di donazione/prestito/investimento.
Inoltre, siamo intenzionati ad incrementare la valutazione dell’impatto sociale, e a condividere i nostri venticinque anni di esperienza e conoscenza con i nostri partner.
Per quanto riguarda le sfide, sono differenti a seconda dei Paesi: a volte riguardano i governi, a volte i partner, oppure le difficoltà di comunicazione all’interno della nostra stessa organizzazione. Affronteremo le sfida una a una concretamente, nella speranza di risolverle con successo.